Gli avvocati del Teramo consegnano alla Corte i dubbi sulla responsabilità diretta

TERAMO – C’è un clima di fiducia nel clan teramano al termine di altre 10 ore di processo, quello definitivo, che dovrà decidere se il Teramo giocherà ancora tra i professionisti. Nell’aula dell’hotel Vittorio Veneto, le arringhe dei quattro avvocati messi in campo dalla società per raddrizzare la sentenza di condanna alla Serie D hanno messo sotto la luce dei riflettori quello che sia l’accusa, sia i giudici del primo grado non avevano fatto: valutare le prove a discolpa di Campitelli. Nell’aula, e fuori nei commenti, è stata forte la sensazione che la responsabilità diretta stia naufragando lasciando i giudici a una più attenta valutazione di quella oggettiva che per forza di cose non può essere afflittiva più di una penalizzazione in Serie B. Quelle prove a discarico che l’avvocato Michele Cozzone ha illustrato nel dettaglio, compresa quella nuova della somministrazione di un farmaco al presidente Campitelli in albergo nel momento in cui l’accusa lo voleva ad Albisola, sono state certificate dall’arringa del professor Cerulli Irelli: in punta di diritto e di giurisprudenza, non può non valere nella giustizia sportiva il principio di essere accusati da indizi gravi, precisi e concordanti. Ma è di Chiacchio l’affondo che inchioda la Corte federale a una scelta di principio: se credete all’estraneità di Campitelli e del Teramo, dice alla Corte che giudicherà, allora nell’applicare la responsabilità oggettiva non potete non considerare quello che avete scritto fino ad oggi nelle vostre sentenze, l’ultima delle quali il 19 luglio sul caso Matera. Anche i lucani, accusati di responsbilità oggettiva e presunta si sono visti ridurre a due i punti di penalizzazione nel nuovo campionato che andranno a giocare. Certo, non piacerà all’Ascoli, che pur ha fornito l’assist giuridico per percorrere questa strada. Anche i legali bianconeri dello studio Grassani hanno intuito la non sostenibilità dell’ipotesi di responsabilità diretta e hanno ripiegato su una nuova formula di oggettiva, quella grave, come se Di Giuseppe avesse avuto pieni poteri nel trattare una combine e fosse dunque come un rappresentante legale, tanto da pregiudicarne la vita sportiva. Adesso scatta il silenzio dell’attesa, con i giudici – quattro più il relatore Sferrazza e il presidente Mastrandrea – che domani scriveranno una sentenza da dentro o fuori, che sarà resa nota soltanto lunedì mattina. Sarà il giorno in cui il consiglio federale riunito all’Expo sancirà gli organici, quel calcio pulito che vuole il Palazzo. Palazzo cui è arrivato da Roma, forte e chiaro, il coro dei tifosi teramani di ieri sera, fatto di bambini e famiglie che vogliono ancora credere nella giusitizia e che, loro sì, questa Serie B la meritano tutta la vita.